Celebrazione Solenne – VI Centenario dell’Apparizione

VIENI, O MADRE, IN MEZZO A NOI!

Seicento anni fa la Vergine Maria ha pensato di venirci a trovare. L’ha fatto partendo da uno straniero o da uno che era abituato ad attraversare i confini negli scambi commerciali con l’Est europeo. Forse per dirci di non aver paura di muoverci, di trovare nuove percorrenze. Anche il tempo che stiamo vivendo ci segnala nuove frontiere da raggiungere: i confini della vita, attribuendo più attenzione alla salute, nostra e altrui. I confini della famiglia, considerando meglio il rapporto tra le generazioni e l’aiuto che ne può venire. I confini della politica e dell’economia, facendo spazio alla solidarietà e alla ricerca di un futuro abitabile per tutti, i confini della nostra vicenda di fede e della nostra pastorale chiamata a collocare meglio al centro la nostra relazione con il Signore.

La Vergine Maria, maestra degli spostamenti animati dallo Spirito, viene a sostenerci in questo tempo di cambiamento e ad assicurarci la sua presenza, il suo aiuto, le sue indicazioni. Lo fa con la stessa premura e discrezione con cui ci ha accompagnato in questi 600 anni. La accogliamo ancora una volta affidandole la nostra vita, le nostre famiglie, i malati, le persone in difficoltà e questa nostra comunità che a lei ancora si affida.

GIOVEDÌ 2 LUGLIO 2020

  • Ore 19:30 – apertura varchi accesso dei fedeli (400 posti a sedere preparati);
  • Ore 20:00 – accoglienza e introduzione alla celebrazione con la preghiera. A seguire S. Messa presieduta dal Vescovo di Treviso Michele Tomasi (palco realizzato davanti al santuario). Al termine preghiera alla Vergine e Benedizione papale con annessa indulgenza plenaria concessa da Papa Francesco.

Martedì 30/06 e mercoledì 01/07 in santuario alle 20.30 la parrocchia e i fedeli riuniti hanno recitato il rosario in preparazione alla solenne celebrazione.


VIDEO della CELEBRAZIONE

Rivedi il video della celebrazione, presieduta dal Vescovo di Treviso Mons. Michele Tomasi, trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi di Treviso.

Se si hanno problemi con la visualizzazione del video, cliccare qua


OMELIA del VESCOVO MICHELE

Maria Santissima è all’inizio della storia dell’Incarnazione, resa possibile proprio dal suo sì all’angelo, il suo sì al piano di Dio per lei e per l’umanità intera.

Maria è all’inizio dell’esperienza degli Apostoli, della Chiesa intera, appena chiamati a continuare la propria missione dopo l’Ascensione al cielo di Gesù: il Risorto continua ad agire, in una forma nuova, nella storia dei suoi, della sua Chiesa. E Maria è là, nella stanza superiore in comunione con loro, e insieme sono perseveranti e concordi in preghiera.

Maria Santissima è anche all’inizio della missione pubblica di Gesù suo figlio, Figlio di Dio, come abbiamo sentito dal Vangelo di Giovanni: Lei era là, ed era invitato anche Gesù con i suoi discepoli.
È Lei che vede la necessità, il bisogno, il possibile imbarazzo degli sposi che hanno finito il vino per la loro festa. È Lei che chiede a Gesù di intervenire. Lui sa che la sua manifestazione avvicina il momento della sua glorificazione, che avverrà in Croce, non ritiene giunta ancora quest’ora, il momento di donare tutto, per noi.
La svolta è una risposta semplice, profonda e radicalmente paradossale di Maria. “Fate quello che vi dirà”. All’obiezione decisa ed anche dura del Figlio, Lei pronuncia le parole che invitano ad una resa completa e totale alla Parola che è il Figlio stesso: “Fate quello che vi dirà”. Fiducia piena in Gesù, nell’opera di Dio, nella sua vicinanza alla storia e alle vicende
degli uomini. Senza condizioni. Lei dice di affidarsi ad una Parola detta da Gesù, che impareremo con Lei a riconoscere come la Parola, il Verbo stesso di Dio Padre. Gesù poi agisce, dopo questo atto di affidamento totale che richiama quello del popolo di Israele nel deserto, all’annuncio dell’Alleanza: “Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!” (Esodo, 19,8). È lo stesso affidamento all’inizio della storia, quando l’Angelo chiede la disponibilità piena a Maria che pronuncia il suo “Eccomi” senza condizioni, anche senza comprendere – probabilmente – tutta la portata e le conseguenze della sua disponibilità. Con una fede semplice e grande. Piena apertura al Padre e alla Parola. E Dio agisce. E libera. E salva. L’obbedienza alla Parola, senza condizioni, è quanto Maria santissima ci consegna come compito, per poter fare poi esperienza dell’agire trasformante di Dio nella nostra vita. “Chi vuole salvare la propria vita la perderà”, ci dirà ancora il Signore Gesù. Tutto quello che vorremo tenere per noi per paura che si consumi, per paura in fondo di perdere la nostra esistenza non potrà dare il frutto che Dio aveva pensato avesse, nell’atto di donarcelo. Ci possiamo fidare in questo modo? Tutta la vicenda di Maria sta là a dirci che, forse, non possiamo fare altrimenti, se vogliamo avere “la vita, e la vita in pienezza”. Che anche se apparentemente non è ancora giunto il momento dell’agire di Gesù, questo avviene nella nostra obbedienza alla sua Parola. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. La forza e la libertà dell’uomo si manifestano nel suo bisogno e nella sua incondizionata fiducia in Dio. Il Signore trasforma l’acqua delle nostre esistenze nel vino della gioia e della festa. Il cammino è quello di fidarci di Lui, di mettere il Vangelo, la buona notizia della sua vittoria sulla morte al centro della nostra vita. Lui si dimostra affidabile se solo ci fidiamo di Lui.

Anche la vicenda dell’apparizione della Madonna di cui celebriamo oggi il seicentesimo anniversario ci istruisce nella stessa direzione. Il 2 luglio 1420 “Pietro Tagliamento, unghero” (Ungherese? Friulano?) mercante di buoi, smarriti gli animali, chiede infine l’aiuto a Maria, con la grazia di poterli ritrovare. Maria gli appare, lo consola, gli promette il ritrovamento delle bestie, ma lo manda al sacerdote e al popolo devoto di Godego, per dir loro di costruire una chiesa nel luogo dell’apparizione, in questo luogo, lasciando la croce che ella aveva in mano al posto dell’altare. Dopo una prima incredulità, i fedeli vengono al luogo, trovano la croce e pregano davanti ad essa.
“La Croce è divenuta miracolosa poiché la Vergine l’avrebbe presa con le sue mani dall’albero del crocicchio e deposta a terra con l’invito: «Dove pianto questa croce desidero che sia eretto un tempio in onore della Madre di Dio»” (Ruggiero Marconato, 38). E da quel giorno comincia un lungo percorso di devozione, che ci porta sin qui, oggi. Anche in questo racconto vi è un bisogno della vita quotidiana, l’affidamento a Maria, l’aiuto prestato, la richiesta di una devozione al centro della quale c’è la Croce.

Lasciamoci toccare con semplicità e profondità da questa vicenda. Anche nella nostra vita ci può essere una festa che non riesce a decollare, come a Cana di Galilea: qualche storia, qualche relazione, qualche amicizia che rischiano di perdere gusto e sapore. Ci potranno essere problemi anche gravi di carattere economico (cos’altro è stato, allora, lo smarrimento di una mandria?), in questo tempo strano in cui l’incertezza per il futuro è diventata la nota dominante. Ci sono tutti i problemi e le fatiche di questo nostro tempo, le malattie, le solitudini, le esclusioni, gli smarrimenti.
C’è una richiesta fiduciosa e devota a Maria, Madre di Dio, Madre della Chiesa. E c’è la sua risposta, la sua proposta, il suo mandato a noi tutti: “Fate come vi dirà”.

Anche a noi oggi, Maria indica, Maria consegna la Croce del Figlio. Non tanto, non soltanto questa, di legno, ma piuttosto la Croce del Figlio che è il segno supremo e insuperabile dell’Amore, del dono di sé di Dio a ciascuno di noi, all’umanità intera. Ed Ella ci mostra, assieme a Gesù, anche la nostra personale Croce da portare: le fatiche cioè che derivano dal nostro essere cristiani, fedeli annunciatori del Vangelo di Cristo, nelle parole, ma soprattutto nelle opere, nella vita.

Chiediamo a Maria Santissima che interceda presso il Padre per il dono della fiducia nella Parola di Dio, il dono della fiducia reciproca. Il dono della fede. Semplice e decisa, senza condizioni. Come la sua.

+ Michele Tomasi, vescovo


ARTICOLO sul SITO della DIOCESI

“Alle origini del santuario della Crocetta, a Castello di Godego, vi è un bisogno della vita quotidiana, l’affidamento a Maria, l’aiuto prestato, la richiesta di una devozione al centro della quale c’è la croce”. Lo ha fatto notare il vescovo, mons. Michele Tomasi, ai numerosi fedeli riuniti all’esterno del santuario per la messa di giovedì 2 luglio in occasione del seicentesimo anniversario dell’apparizione. Un appuntamento rinviato a causa delle restrizioni dovute alla pandemia.

Lettura completa dell’articolo sul sito della diocesi, a questo link


FOTO della CELEBRAZIONE

Foto scattate da Barbara Businaro per la Parrocchia di Castello di Godego. Non è consentito il riutilizzo delle foto pubblicate in questo articolo. Per eventuali necessità, si invita a contattare la parrocchia.