Ciao a tutti, Spero stiate bene e anche le vostre famiglie. Forse qualcuno dei vostri genitori (o anche di voi animatori) è tornato al lavoro e questo inizia già a modificare un po’ la nostra quarantena.
Questo dopo Pasqua mi sembra un periodo un po’ strano dal punto di vista dell’aria che tira e dei sentimenti che ci vengono. Fino a Pasqua, dopo il forte impatto iniziale, abbiamo tutti tenuto duro e pian piano abbiamo trovato il nostro modo di affrontare i giorni. Arrivati alla Settimana Santa, la gravità di ciò che succedeva insieme alle celebrazioni della Pasqua (soprattutto quelle molto intense del Papa) e alla preghiera fatta insieme ai gruppi o a casa, ci hanno aiutato a partecipare seriamente a questa situazione. Penso che tutti noi, in quei giorni, abbiamo sentito di condividere almeno un po’ il dolore delle tante persone meno fortunate di noi in questa pandemia. Ci siamo sentiti uniti.
Ora però c’è un’atmosfera diversa: le cose migliorano, qui a Godego non è successo chissà che, tutti parlano di riaprire, alcuni lavori hanno ricominciato e si aspetta con ansia il 4 maggio per la famosa “fase 2”! C’è attesa insomma, in qualche caso anche impazienza. Il fatto di vedere più vicina una possibile fine rende più pesante aspettare. Siccome probabilmente fra poco finirà ci viene spontaneo mollare, tanto “giorno più giorno meno”. La stanchezza ora forse la sentiamo di più e, insieme al desiderio di tornare alla normalità, penso ci sia anche un po’ di paura perchè quello che verrà dopo è ancora incerto.
Però una cosa mi fa pensare: che alcune cose che fino a una settimana fa ci sembravano sacrosante, ora iniziano a cambiare e diventare ingiuste o insignificanti. Prima: “i medici sono eroi, dobbiamo aiutarli facendo la nostra parte, #iorestoacasa” ora invece: “adesso basta, a cosa serve tutto questo, #cosavuoichesia, i medici chi?”. Quanto è facile dimenticare in fretta, ragazzi…
Anche perché finché non arriveranno le cose belle che desideriamo e di cui sentiamo tanto bisogno, serve ancora saper aspettare e resistere. E il 25 aprile è in fondo il giorno migliore per ricordare questa parola: resistere. Pensate ai nostri nonni e bisnonni che, 75 anni fa, dopo una guerra di tre anni hanno resistito ancora per un anno e mezzo prima di avere la libertà per tutti! Credo che possiamo prendere ispirazione da loro e mostrare anche noi abbiamo questa forza!
Il vangelo di domani ci racconterà dei discepoli di Emmaus e del loro incontro con Gesù lungo la strada (Lc 24,13-35).
Mi colpiscono sempre le domande di Gesù: “che cosa è successo?”, “che cosa avete?”. Gesù vuole aiutare i due discepoli a capire che cosa hanno dentro. E viene fuori che sono arrabbiati, che discutono e litigano, che hanno il volto triste, che speravano ma sono rimasti delusi. Forse anche noi ora abbiamo dentro una confusione di sentimenti simile e forse anche a noi fa bene fare un po’ di ordine nel cuore. Puoi farlo anche ora, mentre leggi questa lettera. Ti affidiamo ciò che abbiamo dentro, Signore, soprattutto quello che ci pesa di più: aiutaci a viverlo.
Poi Gesù invita a ricordare: “non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze?”. Anche a noi serve ricordare e far tesoro delle cose che abbiamo provato, pensato, vissuto in questo tempo di quarantena; solo così le rinunce che abbiamo fatto e le sofferenze delle persone avranno un senso e potranno portare frutto più avanti. In un libro che sto studiando in questi giorni, scritto nel V sec. a.C., l’autore ad un certo punto dice: “non è giusto perdere per colpa dell’abbondanza quello che si è acquistato grazie alla povertà”. Aiutaci, Signore, ad imparare da tutto questo e a cambiare.
C’è infine la cosa più bella: Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Tutto il vangelo è un continuo cammino e anche dopo la Pasqua. Così è per noi. Tante volte il cammino non è facile, tante volte si sperava di essere quasi arrivati e invece c’è ancora strada da fare. Non temete, dice Gesù, perché anche se a volte non mi vedete, io cammino sempre con voi. Anche adesso.
Una canzone un po’ più vecchia, ma molto bella (link): Ti parlo come amico perché so che sai che dico, siamo sulla stessa strada. Cammina nel sole, finchè avrai la sensazione di essere libero. E se non ce la fai più, guarda in su. Signore Gesù, walking away with me.
Buona domenica e buon cammino ancora,
Ciao!
don Stefano
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