Giovani e Animatori – 6° Lettera di don Stefano

Ciao cari ragazzi, ciao cari animatori. Come state?

Come dicevo ai ragazzi di terza media, mi capita di commuovermi spesso in questi giorni: per una cosa raccontata in TV, per un messaggio o una canzone, per una frase che leggo nel vangelo o un pensiero che mi viene pensando alle persone. Non so voi come le vivete, ma ci sono cose che, pur essendo chiusi in casa, ci fanno sentire parte di un mondo più grande: un mondo che soffre, ma anche un mondo che continua a sperare in un tempo migliore, come ha detto il Papa ieri sera al Tg1.

Ho un po’ gli occhi lucidi anche scrivendovi questa lettera. È vero che ne ho già scritte altre, ma questa è diversa. Perché forse nessuno di noi se n’è accorto veramente, neanche io, ma è già passata la quaresima e inizia la Settimana Santa. Sinceramente, speravo di poter fare Pasqua insieme.

Penso alle cose che in questi giorni avremmo potuto fare insieme e invece non abbiamo fatto e non faremo. Non ci siamo trovati per 6 settimane, non abbiamo fatto attività né pizze né uscite né ritiri; non ci siamo incontrati, non ci siamo abbracciati, non abbiamo riso insieme; non abbiamo riflettuto sulla nostra vita e su quello che accade con l’aiuto degli animatori; non ci siamo trovati né in oratorio né a messa, qualcuno non ha neanche fatto la Cresima. Se guardo avanti, so che in questa settimana non ci troveremo per le confessioni né per vivere insieme una delle celebrazioni della Settimana Santa e neanche la Pasqua. E mi dispiace quando qualcuno mi chiede se potremo fare il Grest o i campiscuola, perché non lo so. 

Quante cose ci sono tolte, ragazzi. Forse stando a casa con tutte le nostre comodità e stando ancora bene di salute non ce ne accorgiamo del tutto. Forse nel tempo passato, quando tutto era normale, non ci eravamo neanche accorti di quanto ci tenessimo a queste cose; a volte magari ci è anche pesato farle. Mi piacerebbe allora che almeno quest’ultima lettera la leggeste tutti e che tutti, anche se magari finora non vi siete mai fermati molto a pensare, lo faceste almeno adesso che inizia la Settimana Santa.

Domani è la Domenica delle Palme. In questa domenica si ascoltano due vangeli: il racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme (Mt 21,1-11) e poi quello della Passione (Mt 26,14-27,66). Prendo tre immagini da questi brani, che se volete potete leggervi con calma per conto vostro.

La prima immagine è Gesù spogliato dai soldati, che si dividono le sue vesti e lo mettono in croce così, senza nulla. Come a noi, anche a Gesù è stato tolto tutto. Forse questa situazione è l’occasione per iniziare a sentire Gesù più vicino. Il Signore conosce quello che viviamo, perché anche lui ci è passato. Soprattutto, Gesù conosce la sofferenza che tante persone oggi stanno vivendo. In questa settimana guardate ogni tanto il crocifisso che avete in casa: nel suo volto e nel suo corpo a cui è stato tolto tutto cercate di vedere il volto delle tante persone che stanno soffrendo e morendo e dite una preghiera per loro.

La seconda immagine riguarda due personaggi: Simone di Cirene e Giuseppe di Arimatea. Sono tra i pochi che, durante la Passione, cercano di fare qualcosa per Gesù: il primo lo aiuta a portare la croce e il secondo si prende cura del suo corpo. Penso che tutto il personale sanitario sia per gli ammalati come Giuseppe. Noi, invece, possiamo essere come Simone: noi non portiamo ancora la croce, ma facendo il nostro dovere, cercando di aiutare per quanto possibile in casa o le persone vicine, anche solo con una preghiera, anche noi possiamo aiutare gli altri a portare la croce. Vorrei ringraziare qui tutti gli animatori che, nonostante le difficoltà, continuano a provare a rimanere al vostro fianco.

L’ultima immagine è la gioia della folla che accoglie l’arrivo di Gesù cantando e sventolando le palme e l’ulivo. Non è ancora arrivato per noi questo momento, ma anche noi aspettiamo con tutto il cuore che arrivi il giorno in cui tutto finirà. Immaginatevelo, ragazzi, e coltivate dentro di voi questa attesa, questo desiderio, questa speranza!

La canzone: (link). Anche se la conoscete, riascoltatela in modo diverso: molte parole ci ricordano ciò che viviamo. A chi lotta da sempre e sopporta il dolore, qui nessuno è diverso, nessuno è migliore. A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero. A chi resta da solo abbracciato al silenzio. A chi dona l’amore che ha dentro… Benediciamo la vita, ragazzi: libera o chiusa in casa, sana o malata, è sempre la cosa più preziosa che abbiamo! Come ha detto il Papa, vi mando un gesto di tenerezza: un abbraccio e una benedizione.

A presto!

don Stefano 

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